Il padiglione d'oro

… è sempre un qualche meraviglioso silenzio che porge alla vita il minuscolo o enorme boato di ciò che poi diventerà inamovibile ricordo … (A. Baricco)

“Sanremo è sempre Sanremo” (purtroppo, talvolta, oserei dire): Roberto Bolle e il “Boléro” di Ravel

E anche quest’anno ci siamo “tolti di torno” il Festival di Sanremo. Probabilmente non è una bella espressione da usare per una kermesse che muove denari, interessi e, perché no, passioni su e giù per la penisola e anche oltre, ma dopo giorni e giorni di parole, interviste, pronostici, pettegolezzi…basta.
Personalmente l’ho sempre seguito pochissimo, eccezion fatta per la mia infanzia, quando i canali tv erano prima solo uno, poi due, e gli orari più consoni ai ritmi quotidiani. Ma è inevitabile farsi un po’ coinvolgere dal gorgo mediatico che in ogni canale tv pubblico e privato ti risucchia, fra musica, polemiche vere o create ad hoc, classifiche di ogni genere.
Anch’io mi sono fatta la mia classifica quest’anno, ascoltando tutte le canzoni su Spotify e guardando la prima mezz’ora dal vivo. E no, le mie canzoni preferite non hanno vinto, ma due sono salite sul podio.
Una piccola introduzione era d’obbligo, anche se in realtà desidererei scrivere di un ospite, l’unico che attendevo e che desideravo vedere sul palcoscenico dell’Ariston: Roberto Bolle.

Di Roberto a Sanremo scrissi nel 2016, sfoderando le parole come armi in sua difesa in un articolo che fu il più letto nella mia storia di blogger, raggiungendo numeri che un po’ mi spaventarono e molto mi lusingarono. Non ne accennerò qui, ma se qualcuno desiderasse leggerlo, ecco il link: https://ilpadiglionedoro.wordpress.com/2016/02/14/considerazioni-sparse-sul-rock-di-roberto-bolle-a-sanremo/ Anzi, a chi passerà tra queste righe rivolgerei l’appello di leggere prima proprio questo vecchio articolo, che funge da trait d’union con quanto scriverò qui di seguito.
Quest’anno la nostra Etoile ha presentato un capolavoro della danza moderna, quel Boléro coreografato nel 1961 da Maurice Béjart su musica di Maurice Ravel che per tutti i danzatori rappresenta una sfida, per il grande impegno fisico richiesto e il trascinante coinvolgimento emotivo.
Ma le origini di Boléro vanno ben più indietro nel tempo: nel 1928 Ravel musicò un balletto di Bronislava Nijinska per la grande Ida Rubinstein, che debuttò all’Opéra di Parigi e arrivò alla Scala di Milano l’anno successivo. Seguirono altre versioni di grandi coreografi, come Fokine, Serge Lifar, Aurelio Miloss, ma la più nota è appunto quella creata da Béjart per il suo Ballet du XXème siècle e rappresentata a Bruxelles il 10 gennaio 1961 con protagonista la ballerina Dufka Sifnios.
Da allora grandissimi artisti si sono cimentati in questa travolgente creazione esibendosi sul tavolo rosso. Pensiamo a Jorge Donn, Charles Jude, Sylvie Guillem, Luciana Savignano, Patrick Dupond e molti altri, fino ad arrivare a Roberto Bolle, che ha presentato il “suo” Boléro per la prima volta al Teatro alla Scala nel marzo 2018.

Come ho avuto modo di scrivere anche in seguito “La musica è appunto quella di Ravel, che sviluppa lo stesso tema per 16 minuti: pochi, pochissimi, per un balletto; tanti per le emozioni che suscitano le note che si inseguono, martellanti, sempre più potenti e rapide, e che ti entrano con la stessa forza nel cuore. […] probabilmente non si riuscirebbe a tollerare un solo minuto di più, tanta è la forza emanata dalla musica e dalla danza.
Riguardo alla coreografia ideata da Béjart, sono tutti concordi nel definirla complessa e di non facile esecuzione per l’interprete, che deve concentrarsi unicamente sul movimento di ogni parte del corpo seguendo una musica «nella quale è praticamente impossibile contare i tempi» (Sonia Schoonejans).
Il Boléro di Béjart non racconta una storia, ma interpreta la musica dalle forti tinte timbriche e orientaleggianti, un tema ripetuto in modo ossessivo per diciotto volte con il flauto all’inizio del brano e un accompagnamento sempre più fitto, mentre il ritmo potente del tamburo è uguale dall’inizio alla fine. Una sorta di «metafora grandiosa dell’esaltazione dei sensi attraverso la danza, resa pura astrazione.» (Franco Pulcini)”
Vogliate perdonarmi questa lunga introduzione, fatta allo scopo di chiarire che quest’anno Roberto ha portato al grande pubblico dell’Ariston e all’ancor più grande pubblico televisivo un’opera di enorme spessore artistico, impegnativa e di notevole impatto scenografico, mai presentata prima in televisione e facendosi accompagnare dai ballerini del Béjart Ballet Lausanne, compagnia di danza fondata nel 1987 dallo stesso Béjart e depositaria dei suoi insegnamenti.
Non un balletto qualunque dunque, con ballerini di prima classe e l’Etoile del Teatro alla Scala, nonché Principal per molti anni all’American Ballet Theatre di New York, nonché reduce da una serata al Royal Ballet di Londra, dove è stato festeggiato per i suoi 25 anni di collaborazione con la compagnia e dove la sua Manon (con Marianela Nunez) ha ricevuto come di consueto applausi stratosferici. E dove tornerà di nuovo a esibirsi subito dopo Sanremo.

Sono rimasta basita nell’osservare le zoomate della regia sul pubblico dopo l’esibizione di quello che è uno dei più grandi ballerini italiani e del mondo: applausi contenuti, molte persone che nemmeno hanno applaudito, solo una signora che, presa dall’entusiasmo, si è alzata dal posto sperando – povera illusa – di dare il via a una strameritata standing ovation. Invece si è guardata intorno e, mogia, si è rintanata nella sua poltrona.
Che gli applausi a Sanremo siano “pilotati”, come spesso accade nelle trasmissioni televisive, o siano invece spontanei, la cosa è comunque vergognosa.
Nel 2016 Roberto Bolle era stato criticato per aver portato sul palco un brano pop con una coreografia molto semplice, ma era stato applauditissimo dai presenti. Ieri sera si è esibito in una perla della danza, per offrire un brano di spessore al pubblico, ma il cui livello tuttavia era forse troppo elevato per una kermesse nazional-popolare.
Certamente le sue soddisfazioni professionali e umane Roberto le trae da ben altri luoghi nel mondo, ma chi segue la grande Arte della Danza da anni, e Lui in particolare, non può che aversene a male e stupirsi, sì, riuscire ancora a stupirsi per quanto la Cultura sia sempre più negletta e per come certi Artisti, Roberto Bolle in primis, non si stanchino di gettare le loro Perle nel mucchio: qualcuno le coglierà, e le apprezzerà.
Grazie Roberto per quei minuti di passione ed elevazione spirituale che ci hai regalato: ti aspettiamo di nuovo in tv il 29 aprile per festeggiare con te la Giornata Internazionale della Danza!

(foto e video dal web)

I vostri pensieri

Freebutterfly

Siamo fatti solo di ali. Infinite ali.

La Lettrice Assorta

Leggo storie, condivido impressioni

Italo Kyogen Project

伊太郎狂言プロジェクト

Mr.Loto

... è sempre un qualche meraviglioso silenzio che porge alla vita il minuscolo o enorme boato di ciò che poi diventerà inamovibile ricordo ... (A. Baricco)

Penne d'Oriente

Giappone, Corea e Cina: un universo di letture ancora da scoprire

Il fiume scorre ancora

Blog letterario di Eufemia Griffo

Arte&Cultura

Arte, cultura, beni culturali, ... e non solo.

Un Dente di Leone

La quinta età: un soffio di vento sul dente di leone

Picture live

Vivir con amor

vengodalmare

« Io sono un trasmettitore, irradio. Le mie opere sono le mie antenne » (Joseph Beuys)

mammacomepiove!

Donna. Mamma. Sognatrice. In proporzioni variabili.

La poesia di un arabesque

"La danza è il linguaggio nascosto dell'anima" Martha Graham

IO, ME E ME STESSA

Per andare nel posto che non sai devi prendere la strada che non conosci

Il Canto delle Muse

La cosa importante è di non smettere mai di interrogarsi. La curiosità esiste per ragioni proprie. Non si può fare a meno di provare riverenza quando si osservano i misteri dell'eternità, della vita, la meravigliosa struttura della realtà. Basta cercare ogni giorno di capire un po' il mistero. Non perdere mai una sacra curiosità. ( Albert Einstein )

... è sempre un qualche meraviglioso silenzio che porge alla vita il minuscolo o enorme boato di ciò che poi diventerà inamovibile ricordo ... (A. Baricco)

Pinocchio non c'è più

Per liberi pensatori e pensatori liberi

L'angolino di Ale

... è sempre un qualche meraviglioso silenzio che porge alla vita il minuscolo o enorme boato di ciò che poi diventerà inamovibile ricordo ... (A. Baricco)

DANZA/DANZARE

considerazioni, training, racconti

Di acqua marina di Lucia Griffo

Just another WordPress.com site

17 e 17

UN PO' PIU' DI TWITTER, UN PO' MENO DI UN BLOG

Studia Humanitatis - παιδεία

ΟYΤΩΣ AΤΑΛΑIΠΩΡΟΣ ΤΟIΣ ΠΟΛΛΟIΣ H ΖHΤΗΣΙΣ ΤHΣ AΛΗΘΕIΑΣ, ΚΑI EΠI ΤA EΤΟIΜΑ ΜAΛΛΟΝ ΤΡEΠΟΝΤΑΙ. «Così poco faticosa è per i più la ricerca della verità e molti si volgono volentieri verso ciò che è più a portata di mano». (Thuc. I 20, 3)

Mes fleurs de lilas

Just another WordPress.com site

Cetta De Luca

io scrivo

filintrecciati

Just another WordPress.com site

OHMYBLOG | PAOLOSTELLA

just an other actor's blog

Sakura No Hana...

Composizioni in metrica giapponese

Versi in rima sciolta...

Versi che dipingono la natura e non solo...