… è sempre un qualche meraviglioso silenzio che porge alla vita il minuscolo o enorme boato di ciò che poi diventerà inamovibile ricordo … (A. Baricco)
Kurt Jooss, altro grande protagonista della scuola tedesca, approda alla danza dopo studi di musica e recitazione. Anche nel suo caso è l’incontro con Rudolf Laban ad orientare la sua vocazione e ad indirizzarlo verso lo studio teorico e pratico della danza.
Fra il 1922 e il 1923 fa parte della Tanzbühne, ove collabora come solista e assistente di Laban. Nel 1924 fonda un apropria compagnia, la Neue Tanzbühne, per cui crea la sua prima coreografia di carattere espressionista (Un balletto persiano).
Dopo un periodo di studio trascorso a Vienna e a Parigi per apprendere la tecnica accademica, torna in patria e fonda ad Essen il Folkwang Tanztheater Studio, che si trasferirà all’Opera di Essen di cui, nel 1930, diviene maestro di ballo e coreografia.
Nel 1932 realizza il suo capolavoro, Der grüne Tisch (Il tavolo verde), un balletto espressionista sugli orrori della guerra e l’ipocrisia dei governi. L’attualità del balletto in un momento di grave crisi delle istituzioni democratiche in Europa, che coincideva con l’affermazione del regime hitleriano in Germania, suscitò grande clamore e gli valse il primo premio al consorso internazionale di coreografia indetto a Parigi dagli Archives internationales di Rolf de Maré.
Per sfuggire alle persecuzioni naziste si rifugia in Inghilterra, a Cambridge, dove apre una scula dedicandosi all’insegnamento della danza e delle arti teatrali. Riorganizzata una sua compagnia, i Ballets Jooss, crea nuove coreografie e compie trionfali tournée in diversi Paesi europei, ad eccezione della Germania, e nelle due Americhe.
Tornato in patria nel 1949, dopo alterne vicende si stabilisce ad Essen ricostituendo la Folkwangschule e dedicandosi all’insegnamento.
La Folkwangschule di Essen, aperta nel 1927 dal direttore del teatro d’opera Rudolf-Schulze Dornburg e da Jooss. Sebbene l’insegnamento comprenda anche la musica e il teatro, la scuola deve la sua reputazione internazionale al dipartimento della danza, che Pina Bausch portò a un livello di qualità unico in Europa.
Uomo di teatro oltre che coreografo di talento, Jooss conferisce alle sue creazioni una forte potenza espressiva servendosi anche della pantomima in funzione drammatica. Egli tende a fondere la tecnica accademica, depurata da ogni virtuosismo, con la danza libera, cercando di giungere alla definizione di immagini forti e concise, il cosiddetto “essenzialismo”, capaci di trasmettere un messaggio drammaturgicamente significativo.
Sulle sue opere agisce una forte componente espressionista, riscontrabile nell’uso di fondali neri in luogo dell’arredo scenografico, nella carica sottilmente allucinatoria delle luci, nell’impiego generalizzato delle maschere.
Il suo sistema didattico, messo a punto assieme a Sigurd Leeder, un danzatore allievo di Laban al suo fianco sin dagli anni Venti, è oggi conosciuto come “tecnica Jooss-Leeder”.
Riadattato da Storia della danza occidentale, di Silvana Sinisi
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